Costituzione: anno 1943
Ubicazione: a pochi chilometri da Carpi in provincia di Modena.
Anticamera dei campi di sterminio, tappa per la Germania. Fossoli, come la descrive Primo Levi, era un grande campo rettangolare che misurava un chilometro per due. Era situato presso Carpi, una cittadina a una trentina di chilometri a nord di Modena. La stazione ferroviaria di Carpi si trova sulla linea che conduce a Verona e quindi al Brennero. Dal punto di vista dei nazisti era un’ubicazione ideale. Prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 a Fossoli c’erano i prigionieri di guerra inglesi. Quando iniziò l’internamento degli ebrei, i britannici non c’erano più. Erano rimaste le baracche, la duplice cinta di filo spinato, i fili elettrici ad alta tensione, le torrette e i riflettori. Una rete separava i politici dai prigionieri ebrei che dovevano portare sulla camicia un distintivo di colore giallo. A Fossoli le condizioni peggiorarono dopo l’arrivo delle SS, all’inizio di febbraio. Le SS in un primo tempo, per rassicurare i detenuti e per attenuare le tensioni, rimproverarono pubblicamente gli amministratori italiani e parlarono ad a e assassinato da due tedeschi.
Il 26 giugno sei giovani rastrellati furono fucilati, poi il 12 luglio, per un attentato a sette tedeschi a Genova, arrivò l’ordine di fucilare settanta deportati di Fossoli.
Il numero di quanti risposero (intellettuali, professionisti, operai, scelti a caso nel gruppo) all’appello della sera dell’11 luglio varia da 70 a 71. Tutti furono rinchiusi in una baracca in attesa del mattino. Il comandante italiano Maltagliati riuscì, durante la notte, ad avvisarli spiegando loro di tentare «il tutto per tutto» per sottrarsi alla sorte che li attendeva. All’alba furono caricati a forza dalle SS sui camion e portati nel poligono del tiro a segno di Cibeno.
A gruppi di venti furono fatti inginocchiare sull’orlo di una grande fossa (scavata da ebrei terrorizzati) e falciati a raffiche di mitra. Più di un’ora durò il massacro.
Tre sopravvissero: Teresio Olivelli (che si nascose durante la notte e non si presentò al mattino seguente), Mario Fasoli ed Eugenio Jemina, ai quali riuscì una fortunata fuga mentre, sul ciglio della fossa comune, stava per partire la scarica di mitra.
Le SS tornarono da questa triste spedizione con le mani e le braccia graffiate; l’estremo tentativo di questi disgraziati di sfuggire alla morte. Il numero delle presenze dei deportati a Fossoli sono state sino a ora calcolate approssimativamente e sulla base della composizione numerica dei convogli partiti. Secondo tali ricostruzioni occorre tenere conto dei seguenti convogli: 19 febbraio 1944, 141 persone destinate a Bergen-Belsen; 22 febbraio 1944, almeno 650 persone destinate ad Auschwitz; 5 aprile 1944, 835 persone destinate ad Auschwitz, solo in parte provenienti da Fossoli; 16 maggio 1944, da 738 a 835 persone destinate a Bergen-Belsen e Auschwitz; 26 giugno 1944, almeno 1.000 persone destinate ad Auschwitz, solo in parte provenienti da Fossoli; 2 agosto 1944, 425-427 persone con varie destinazioni. Nei primi giorni di agosto del 1944 il campo smobilitò e gli ultimi internati furono trasferiti a Bolzano. Sui motivi che convinsero i nazisti al trasferimento del campo da Fossoli a Gries-Bolzano si possono fare due ipotesi: l’avvicinarsi degli alleati alla linea Gotica e le azioni partigiane che divenivano ogni giorno più intense e pericolose.
Fonte ANED a cura di Romolo Tintorri, internato sedicenne a Fossoli il 4 luglio 1944 deportato a Neuengamme