“Vittorio Vialli l’8 settembre 1943, a Istmia, viene catturato dai tedeschi e deportato, dopo un penoso viaggio in carro bestiame durato 30 giorni, in vari campi di concentramento in Polonia e in Germania. Da quel momento a Vialli viene posta una scelta: aderire con una semplice firma alla Repubblica fascista di Salò, e quindi essere rimandato immediatamente in Italia, a combattere gli alleati a fianco dei nazisti, oppure rimanere prigioniero del nemico. Sceglie la seconda ipotesi, come del resto altri circa 650.000 soldati italiani. Vialli ama la fotografia, per cui ha sempre con sé la sua Zeiss Super Ikonta con la quale aveva già documentato la quotidianità della guerra in Grecia e in Albania. Per lui fotografare non è soltanto un hobby, ma uno strumento abituale per il suo lavoro scientifico. Egli sviluppa e stampa da solo per scegliere le sue inquadrature con un taglio personale. È quindi abituato a scrivere attraverso immagini senza bisogno di ricorrere a tante parole. E anche in questa drammatica occasione riesce a portare la macchina con sé, riuscendo fortunosamente e inconsciamente a nasconderla durante le numerose perquisizioni.

Febbraio 1944 - Beniaminowo. Vittorio Vialli e Vittorio Paccassoni (dettaglio)

In seguito consegnerà la Zeiss, troppo ingombrante, a un militare tedesco della Wermacht che gliela ridarà alla fine della guerra.

Vialli d’ora in poi userà un piccola Leika, molto più maneggevole, datagli dal suo fedele amico e complice Vittorio Paccassoni. Ed è stata questa piccola macchina fargli scattare il desiderio irresistibile di beffare i tedeschi a rischio della propria vita e a dargli la forza di resistere per poter poi raccontare in un diario visivo composto da più di 400 foto, completo, e per questo eccezionale, la sua verità, dal giorno della cattura a quello della liberazione, avvenuta nell’aprile 1945.

 

Con la macchina nascosta dentro al cappotto o nelle mutande, insieme a un pugno di rullini, smontata e rimontata, finita in un’autoclave per ben due volte, avvolta in stracci, ma sempre riemersa ancora funzionante, Vialli fotografa la vita quotidiana del campo, i suoi carcerieri, il fotografo tedesco che immortala gli internati, gli appelli al gelo, le conferenze, le messe, le lezioni universitarie organizzate dagli ufficiali nelle baracche, le sequenze di un assassinio perpetrato a sangue freddo da una sentinella tedesca, il comandante del lager, la radio clandestina.

All’inizio del 1945 gli italiani internati rifiutano anche il lavoro agricolo proposto: i tedeschi rispondono riducendole razioni di cibo agli ufficiali. Avanza la tubercolosi e gli edemi da fame. Il 5 aprile arriva l’ordine di trasferimento con solo il bagaglio a spalla. Due le destinazioni possibili: Buchenwald o Bergen Belsen, ambedue campi di sterminio. Il trasferimento non avverrà: una divisione corazzata inglese è alle porte di Hannover. Il 16 aprile 1945 Vialli esce dal campo, fotografa l’avanzata dei carri armati inglesi: l’unica fotografia che risulterà mossa per l’emozione. Documenta i 2.500 morti del cimitero italiano di Fallingbostel, si reca a Bergen Belsen, situato a pochi chilometri di distanza, vede i forni crematori, le fosse comuni. Non ha più il coraggio di scattare, l’unica immagine è quella di una tomba di una quindicenne ebrea italiana che non ce l’ha fatta a sopravvivere alla soluzione finale. Poco dopo la liberazione, denutrito, pesava infatti 40 Kg, si ammala di pleurite ed è costretto a rimanere nel campo di Bomblitz, trasformato in ospedale militare inglese dove viene curato e trascorre la convalescenza per alcuni mesi. Poi il ritorno in Italia passando per Merano il 30 agosto 1945.”

da www.8settembre1943.info

Per ulteriori approfondimenti clicca qui

Voglio ringraziare Silvana Vialli per il documento pubblicato sul sito, un estratto dal libro di suo padre, Ho scelto la prigionia La resistenza dei soldati italiani nei lager nazisti 1943-1945, edito oggi da Il Mulino.

Attraverso questo straordinario diario fotografico di Vittorio Vialli ho visto la prigionia di mio padre Vittorio Restelli, numero di matricola 52730 Stalag VIA Hemer.

Ho scelto la prigionia

clicca sull’immagine
vedere una selezione
di foto di Vittorio Vialli