Abbiamo iniziato nel 2000 una ricerca sulla Memoria della Deportazione e della Resistenza , nella zona di Anzola dell’ Emilia, Calderara di Reno, San Giovanni in Persiceto, territori che hanno subito rastrellamenti e deportazioni importanti di partigiani e civili.
Abbiamo creato un archivio di testimonianze, il VIDEO/ALBUM Archivio visivo della Memoria.
Negli anni, attraverso una rete di relazioni, il progetto si è esteso a Castelfranco Emilia, Trieste, Cinisello Balsamo. Abbiamo incontrato persone che hanno voluto illuminare, forse, la parte più buia della loro vita, perché quando accaduto, in Italia e nella Germania del Terzo Reich, tra il 1943-45, non dovesse più ripetersi.
Un archivio di testimonianze, per non dimenticare.
Ogni incontro è accomunato dalla persecuzione, razziale o politica, poi seguita dall’arresto o la cattura, poi dalla deportazione e la sopravvivenza nel lager, e infine la liberazione.
Ho un ricordo preciso di ognuno, il racconto, gli sguardi, l’angoscia del rivivere.
Ogni intervista ha la sua importanza. Penso a Maria Rudolf e Ada Jerman, staffette partigiane triestine di origine slovena, sopravvissute ad Auschwitz e a Ravenbruck: mi ha colpito la loro coscienza antifascista, ancora presente nell’impegno politico, tradotto nella testimonianza nelle scuole o nei viaggi di istruzione nei lager. Mi sono affezionata a queste compagne e la relazione si è protratta oltre il primo incontro.
Abbiamo parlato, negli anni, dell’importanza di questo lavoro, di quanto fosse necessario anche a livello personale, lunghe telefonate, qualche lettera. Oggi mi mancano come fossero state persone di famiglia.
Incontrare un testimone è stato un privilegio, per me una chiave di volta per la vita. Grazie alle loro storie sono riuscita a trovare risposte a domande sospese da tempo, un’esperienza che ha cambiato profondamente la mia vita.
L’incontro rivelatore è stato con Adelmo Franceschini, che mi ha accompagnato, quasi tenendomi per mano, nel silenzio di mio padre sulla sua prigionia. Insieme abbiamo riflettuto sulla vicenda, sempre taciuta, degli IMI, internati militari italiani. Adelmo, appena diciottenne, ha affrontato due anni nel campo di internamento di Barsdorf, numero di matricola 46737, dove giunse alla fine del 1943, per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò.
Questo mi ha permesso di rileggere un passato difficile da sopportare.
Ora sono diventata, quella che chiamano, un testimone secondario.
A me piace più pensare a una staffetta, che prende in consegna la storia di un testimone e la traghetta verso il futuro.