Abbiamo girato l’intervista di Nella Baroncini a casa di un’amica in via Primo Levi il 23 marzo 2005 per Donne in Guerra, un documentario sulle donne coinvolte, a diverso titolo, in conflitti di guerra: giornaliste, volontarie, donne in nero, partigiane.

Andiamo in macchina a prendere Nella, lei scende trafelata da casa.
È molto agitata. Mi dice subito che non ha molto tempo e che poi non capisce perché dobbiamo intervistarla, l’intervista non deve concentrarsi sulla sua figura, ma su tutti quelli che come lei hanno combattuto per liberare l’Italia dai fascisti e dai nazisti.
Nella è stata protagonista, insieme a tutta la famiglia, della lotta partigiana a Bologna, ma non si sente un eroe e come tale non vuole un’eccessiva attenzione. È brusca, ma racconta perché non si dimentichi che oltre alla Shoah, agli ebrei, perseguitati ingiustamente, nei campi morirono donne e uomini antifascisti, come lei. E poi è difficile rendere l’orrore del lager.

Capisco che molti apprezzano la nostra testimonianza, però a me non convince… Per quanto mi sforzi, capisco che non riesco a rendere quanto ho vissuto…

Quando arriviamo in via Primo Levi, si stupisce della coincidenza.
Nell’appartamento siede dietro un tavolo tondo, non apriamo la sedia da regista, perché lei preferisce quest’altra sistemazione: pone, tra lei e la telecamera, il tavolo dove può appoggiare il corpo e le mani, con le quali racconta insieme alle parole.
Nella parla così velocemente che a tratti si mangia intere frasi, le sospende…
È molto nervosa nel ripercorrere i momenti vissuti nel lager.
Quando parla della madre e delle sorelle rallenta, il discorso si fa più chiaro: gli occhi le sorridono a ripensare alle parole della sorella Jole, impresse per sempre in quei bigliettini che custodisce in un fazzolettino, e si spengono al ricordo del suo assassinio a Ravensbrück nei forni crematori.

Nella siede di fronte a noi, la sua intervista è come un fiume in piena.
Non ho voluto interromperla, anche se il racconto a volte mi rendevo conto non essere sempre completo, non sono la sola ad aver fatto questo prezioso lavoro e ho trovato in questi giorni altre interviste per poterlo completare.
Come potevo insistere?
Nella stava lì con il suo fazzolettino, con i bigliettini.
Una donna umiliata e offesa nel corpo, perché la vita nel lager ha compromesso il futuro dei sopravvissuti, ma non ha piegato la sua mente, libera, ancora con la voglia di lottare.

SCHEDA DEPORTAZIONE

TESTIMONIANZA

Prima parte: prima della deportazione

Seconda parte: l’esperienza nel campo di concentramento

Terza parte: dopo il ritorno dal lager

Intervista realizzata a Calderara di Reno il 23/03/2005.

BIGLIETTINI

SCHEDA CAMPO

PIETRE D'INCIAMPO

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